Nel Decreto Crescita 2019 in arrivo anche la proroga del credito d'imposta R&S

2 Aprile 2019

Ricerca, sviluppo e crescita

Il Decreto Crescita dovrebbe estendere la possibilità di fruire del credito d'imposta anche al periodo compreso tra il 2021 e il 2023, stabilizzando la misura dell'incentivo al 25%.

Per il calcolo della spesa incrementale bisognerà prendere a riferimento la media degli investimenti in attività di ricerca e sviluppo realizzati nei tre periodi d'imposta precedenti a quello in corso al 31 dicembre 2019, quindi, nella generalità dei casi, il parametro storico sarà rideterminato sulla base delle attività di R&S svolte nel triennio 2016-2018.

La stima dell'impatto finanziario futuro del bonus ricerca è pari a 370 mln di euro all'anno per il triennio 2022-2024, quindi, nettamente inferiore rispetto ai numeri fatti registrare fino ad ora (ad esempio, con riferimento all'esercizio 2016, il credito d'imposta ha avuto un impatto finanziario di 1,3 mld di euro, mentre l'assorbimento annuo previsto a seguito della rimodulazione operata con la legge di bilancio 2019 si attesta a 967 milioni di euro).

Sul punto occorre considerare che, ormai da diversi anni, i Paesi europei hanno avviato una competizione serrata tra loro per attrarre sempre maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.

Ad esempio, la Francia con il piano denominato “Industrie de Future”, si è orientata verso un modello di crescita basato su forme di agevolazioni fiscali simili a quelle italiane.

Tra le varie misure spicca un credito d'imposta (tra i più attraenti in tutta Europa), pari al 30% dei costi di ricerca e sviluppo (personale e ammortamenti), fino a 100 milioni di euro e del 5% sull'eventuale eccedenza di spesa.

Il credito maturato è riportabile in avanti per un massimo di tre esercizi e, se non utilizzabile (questa la peculiarità), può diventare rimborsabile; possibilità che lo rende di fatto un vero e proprio contributo in denaro.

Dai dati OCSE emerge però che, confrontando la spesa fiscale in R&S per le imprese sostenuta dal governo francese nel 2015, con quella sostenuta dal governo italiano nello stesso periodo, la Francia ha concesso sconti fiscali alle proprie imprese per quasi lo 0,28% del proprio PIL, mentre l'Italia ha concesso poco meno dello 0,04%.

In altre parole, nel 2015 il governo francese ha allocato una percentuale del proprio PIL per incentivi fiscali a sostegno della R&S delle imprese circa 7 volte maggiore rispetto al governo italiano, inoltre occorre inoltre aggiungere che il gap sopra illustrato è di tipo strutturale e risulta sostanzialmente confermato dalla lettura della serie storica dei dati degli ultimi 15 anni.

Appare pertanto immediatamente evidente quanto possa risultare complicato per le nostre imprese riuscire a competere con le imprese transalpine sui mercati internazionali, a fronte di modelli di sostegno per la ricerca, lo sviluppo e la crescita formalmente simili, ma sostanzialmente molto diversi in termini di intensità di incentivi concessi.

Altre misure per investimenti e crescita

Il Decreto prevede un ritorno del superammortamento al 130% per gli investimenti in beni strumentali sostenuti tra il 1° aprile e il 31 dicembre 2019, fino a un massimo di 2,5 milioni di euro.

Sarà prevista l'estensione del periodo agevolabile fino al 30 giugno 2020 a condizione che entro la data del 31 dicembre 2019 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20 per cento del costo di acquisizione.

Non sono previsti cambiamenti rispetto all'ultima versione della misura, quindi le agevolazioni non riguarderanno autovetture, immobili ed altri beni con coefficienti di ammortamento inferiori al 6,5%.

Il ritorno conduce alla sostituzione della “mini-Ires”, considerata da tutti gli addetti ai lavori troppo complessa.

La Mini-Ires dovrebbe però lasciare spazio a una riduzione dell'aliquota Ires fino al 22,5% per la quota di utili non distribuiti.

Il ritorno al superammortamento era desiderato da tantissime imprese sia per la semplicità di applicazione della misura che per la certezza dell'incentivo.

La Nuova Sabatini sarà migliorata, viene eliminato il limite dei 2 milioni per richiedente con l'abrogazione della dicitura presente nella norma originaria. Viene semplificata la procedura di verifica con l'ammissione di autodichiarazioni. Inoltre, in caso di finanziamento di importo non superiore a 100.000 euro il contributo viene erogato in un'unica soluzione e non più in sei rate.

Il Decreto introduce anche una nuova misura di sostegno per le micro, piccole e medie imprese manifatturiere impegnate nei processi di trasformazione digitale. In particolare, si prevede l'erogazione di un contributo fino al 50% delle spese effettuate per investimenti nelle tecnologie abilitanti individuate nel piano Impresa 4.0.

Gli investimenti devono essere pari ad almeno 200 mila euro. Per la misura sono stanziati complessivamente 100 milioni di euro.

Conclusioni

Il Decreto Crescita non potrà fare miracoli, perché il peggioramento delle previsioni di crescita per il 2019 si inquadra in un trend che coinvolge tutta l'Europa e discende direttamente dal crollo della produzione industriale. La frenata dell'industria, che è ancora la seconda più importante d'Europa, prosegue da luglio 2018 e non è stata controbilanciata dalla moderata crescita dei servizi. La stagnazione del Pil è il risultato di questa situazione e della cronica carenza di investimenti diretti. Il Piano Impresa 4.0 ha contribuito a recuperare parte del gap accumulato rispetto alla situazione pre-crisi, ma per tornare al livello di investimenti del 2009 occorre fare ancora molto.

Adesso il Decreto Crescita mira a ristrutturare un set di misure che possano aiutare a fare ripartire investimenti, ma senza fiducia le imprese non faranno investimenti e senza investimenti non c'è crescita.

L'unico modo per far recuperare fiducia a tutto il sistema sembra quello di intraprendere un percorso virtuoso di riforme strutturali nell'arco di 5-10 anni, riducendo gradualmente il carico fiscale senza aumentare la spesa corrente, allocando maggiori risorse a favore di investimenti pubblici e consolidando un set di incentivi per favorire gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione delle imprese.

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